Un’altra strada
Il vino appartiene, insieme al pane, agli elementi base della cultura gastronomica europea e occidentale. Pochi prodotti concentrano in sé tanti millenni di storia e tanta sapienza. Saper produrre e gustare un buon vino è un’arte che richiede molti anni di studio e di pratica.
Oggi l’Italia è ancora la “terra del vino” ed è all’avanguardia nelle nuove tendenze che stanno cambiando il modo di produrre e gustare questa straordinaria bevanda. Infatti, negli ultimi anni la produzione di vino è cresciuta in tutto il mondo, ma i grandi produttori hanno puntato sul cosiddetto “gusto internazionale”, cioè il gusto del vino prodotto da pochi vitigni che si adattano bene a qualsiasi clima, un gusto costruito anche grazie a interventi chimici durante la lavorazione. Il risultato è un vino uguale un po’ dappertutto, dal gusto predicibile anno dopo anno. Questa omologazione invadente tende a cancellare la memoria, le storie e le tradizioni locali per fare un prodotto di massa, appiattito su pochi gusti dominanti.
Contro tale tendenza, in Italia e altrove alcuni produttori hanno scelto una strada diversa.
Un’altra strada è possibile …
Quando il vino è stato fatto per la prima volta circa 8.000 anni fa, è stato fatto semplicemente pigiando l’uva e facendola fermentare. Niente lieviti selezionati, enzimi, osmosi inversa, crioestrazione o tannini in polvere – alcuni dei molteplici additivi o processi utilizzati nella vinificazione commerciale. Oggi, un’alleanza informale di produttori è determinata ad utilizzare il minor numero possibile di additivi. Questo generalmente significa nessun uso di pesticidi chimici per coltivare l’uva, vigneti a basso rendimento, vendemmia manuale, niente aggiunta di zuccheri, niente utilizzo di lieviti industriali, nessuna regolazione di acidità, nessun additivo chimico, nessuna manipolazione pesante, aggiunta minima di solfiti (o addirittura senza solfiti aggiunti). Stiamo parlando di vino ‘ biologico’ o ‘ biodinamico’? Non esattamente. Allo stato attuale, le certificazioni biologica e biodinamica disciplinano principalmente l’uso di prodotti chimici di sintesi in vigna, piuttosto che l’uso di additivi in cantina. Al contrario, noi cerchiamo di estendere questa filosofia a tutto il ciclo di vita del vino e in particolare in cantina.
Questo movimento è un fenomeno relativamente nuovo e non c’è ancora una definizione rigorosa o giuridica. Tuttavia, gli abusi sono pochi, perché non c’è un sostanziale vantaggio commerciale nel pubblicizzare il vino in questo modo. E le principali fiere di settore specializzate in questo tipo di vini mettono in atto controlli molto rigorosi. Ma, alla fine, è una questione di fiducia. Una rete di fiducia che coinvolge i pochi produttori appassionati e i sostenitori del movimento. Probabilmente il modo migliore per mettere alla prova la vostra fiducia è quello di visitare alcune piccole cantine che condividono questa filosofia, e parlare con i produttori stessi. Scoprirete posti bellissimi, calda ospitalità e grande passione, e capirete le radici profonde che legano queste persone alla propria terra.
… ma dove porta?
Casè ha scelto questa strada. Non ci interessa tanto come i nostri vini siano categorizzati secondo qualche classificazione formale. Ciò che più ci preme è produrre vino con la maggior cura possibile, praticando forme tradizionali di viticoltura per una serie di motivi:
- Salute. Non abbiamo ancora un’idea precisa delle conseguenze a lungo termine sulla nostra salute di alcuni additivi utilizzati nel processo di vinificazione. Preferiamo stare sul sicuro.
- Tradizione. L’importanza della storia e delle tradizioni nel patrimonio vitivinicolo del Vecchio Mondo sta nel fatto che è emerso prima dell’era della tecnologia moderna, quando i viticoltori dovevano risolvere ogni problema con mezzi esclusivamente naturali. Gran parte del piacere che proviamo degustando un buon bicchiere di vino proviene da ragioni culturali.
- Diversità. E’ ragionevole che i vini non manipolati riflettano meglio le loro origini: sono una franca rappresentazione di quello specifico pezzo di terra in quel determinato anno. Pertanto essi presentano una gamma estremamente ampia di diversità nello spazio e nel tempo. Il vino commerciale invece è più standardizzato, fatto quasi seguendo una ricetta. E ciò porta direttamente all’ultimo punto.
- Divertimento. Non disprezziamo il vino commerciale. I vini commerciali non sono mai stati migliori, grazie all’applicazione di tecnologie avanzate in cantina. Ma noi troviamo molto più divertente, come viticoltori, tentare di ottenere in modo creativo il miglior risultato possibile in diverse circostanze usando solo le nostre conoscenze e mezzi naturali. E, come consumatori, ci piace essere sorpresi da soluzioni non convenzionali e sapori inaspettati .